Il conflitto è un momento imprescindibile dell'esperienza umana, talvolta anche inevitabile.
L'uomo saggio lo sa, ma è altrettanto consapevole che non ogni conflitto deve degenerare in contesa giudiziaria, perché questa - quale ne sia l'esito - é ineluttabile sconfitta, personale, sociale ed economica.
A questa verità non si sottrae neanche la parte convinta di avere ragione e buon diritto tutti dalla sua, pur quando avesse opportunità di farli valere nel miglior sistema giudiziario possibile.
E allora? Perché mai le cause proliferano piuttosto che diminuire, soprattutto nel nostro sistema giudiziario, tra i più inefficienti al mondo?
E' solo l'irrazionalità che prevale sulla logica: posto di fronte al conflitto l'essere umano corre ad armarsi piuttosto che fermarsi a dialogare.
Il buon Avvocato questo lo sa e non lo nasconde al proprio assistito: anzi, nell'interesse di quest'ultimo si spende per la soluzione rapida e bonaria. Ma non gli è sempre possibile perché spesso è costretto ad interloquire con controparti e colleghi paghi solo nella contesa giudiziaria.
E' nella Mediaconciliazione che il buon Avvocato trova gli strumenti per espletare nella forma più nobile la sua funzione sociale e professionale; è con la Mediaconciliazione che egli offre al proprio assistito l'opportunità di raggiungere la soluzione soddisfacente e rapida che vale a porre fine alle ansie e ai tormenti del conflitto; è la Mediaconciliazione che gli consente talvolta la migliore tutela degli interessi del cliente, unico suo dovere deontologico, assicurandogli la migliore forma di giustizia.
Ma questo traguardo si può raggiungere unicamente ricercando - nel momento della scelta - le migliori professionalità nel Mediatore e nell'Organismo adito: esperienza e competenze specifiche per il primo, efficienza, autonomia e rigorosa imparzialità per il secondo.